Il soggetto era stato ricoverato all’ospedale Careggi di Firenze per sottoporsi a un semplice intervento di ricomposizione di una frattura riportata al braccio sinistro, e dopo due mesi moriva poi per un’infezione contratta in sala operatoria.
È questa la tragica vicenda, avvenuta nel 2011, che vede come protagonista e vittima un pensionato di 71 anni residente Empoli.

Dopo sette anni dal fatto, i familiari dell’uomo hanno ottenuto dall’azienda ospedaliera fiorentina un risarcimento del danno per complessivi 2 milioni di euro. A decretarlo, con una sentenza del giugno scorso, è stato il tribunale civile del capoluogo toscano. Il giudice ha riconosciuto ai familiari il danno da perdita parentale, liquidato a ciascuno, fino ad arrivare a quota totale di poco più di 2 milioni di euro. La somma è stata pagata di recente da Careggi.

La vicenda inizia il 23 giugno 2011. Il pensionato arriva al pronto soccorso con il braccio sinistro rotto, per una banale caduta accidentale. Viene operato e quindi dimesso dopo alcuni giorni di degenza. Tutto sembra andare per il meglio, ma poi nell’area del braccio sottoposta a intervento chirurgico compare un’infezione da stafilococco aureo. Le condizioni peggiorano e l’uomo viene nuovamente ricoverato a Careggi. Nonostante la terapia antibiotica il batterio prende il sopravvento, debilitando l’anziano fino a portarlo alla morte per shock settico. E’ il 22 agosto del 2011. Sulla vicenda fu aperta anche un’inchiesta per omicidio colposo da parte delle procura di Firenze. Il fascicolo, a carico di ignoti, fu poi archiviato dal gip su richiesta del pubblico ministero, per l’impossibilità di individuare responsabilità soggettive. Troppi medici, nel passaggio da un reparto all’altro, hanno avuto a che fare col paziente.

L’azione civile portata avanti dalla famiglia invece ha avuto tutt’altro esito, anche grazie alla consulenza del medico legale, secondo cui la condotta omissiva da parte dell’ospedale non sarebbe tuttavia attribuibile ai singoli sanitari intervenuti nella gestione del paziente. La genesi dell’infezione sarebbe infatti correlabile alle condizioni del settantunenne, a quelle ambientali della sala operatoria e alle manovre sanitarie utili per il trattamento della frattura. Nel corso del processo, l’azienda di Careggi non sarebbe riuscita a dimostrare di aver adottato tutte le misure necessarie per salvaguardare le condizioni igieniche dei locali e della profilassi delle strumentazione chirurgica, e per questo è stata ritenuta colpevole di omesso controllo.

Nessun dubbio, si afferma nella consulenza disposta dal Giudice, che l’infezione rivelatasi letale sia stata contratta proprio in ospedale.

 

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