Il piccolo, essendo nato prematuro, era ricoverato agli Ospedali Civili di Brescia, insieme al fratellino gemello, che anch’esso ha contratto l’infezione (il batterio protagonista della vicenda è il c.d. “serratia marcescens”). Purtroppo non ce l’ha fatta.

A seguito di indagini interne, l’ospedale ha confermato che il focolaio dell’infezione era da rinvenirsi nella terapia intensiva neonatale.

Oltre al piccolo ed al gemellino, a causa di questa infezione sono stati individuati altri casi a partire dal 20 Luglio scorso, per un totale di tre sepsi neonatale, una infezione delle vie urinarie e sei casi di colonizzazione.

Stante tale situazione, per far luce tanto sulle cause quanto sulla gestione dell’infezione, la procura di Brescia ha aperto una inchiesta e disposto l’autopsia sul piccolo prematuro.

Allo stesso tempo, anche la Regione Lombardia sta seguendo la situazione e l’Assessore alla Sanità ha già dato mandato all’Agenzia per la Tutela della Salute di Brescia (ATS) di avviare una commissione di inchiesta per indagare se, da un punto di vista sanitario, sono state effettuate tutte le misure ed i protocolli di contenimento del batterio.

L’ospedale ha precisato che, accertati i primi due casi, “il 20 luglio è stato immediatamente allertato il Comitato infezioni ospedaliere pediatrico e sono state subito poste in essere le prime misure di sorveglianza e contenimento“.

Purtroppo, negli ultimi anni si è registrato un forte innalzamento dei decessi dovuti alle infezioni nosocomiali e quindi sia il ministero della Salute che gli organismi interni degli ospedali stanno cercando di mettere a punto protocolli e linee guida per cercare di ridurre al minimo il proliferare di questi batteri resistenti e così pericolosi per i pazienti.

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