La diva hollywoodiana resta sempre sotto i riflettori. I figli dell’attrice infatti, hanno chiesto l’accertamento dell’illegittimo uso del ritratto della famosa attrice per scopi pubblicitari di una rivista di moda. La Cassazione, ha ritenuto legittimo l’uso del ritratto della protagonista di “Vacanze Romane”, ma vediamo con quali motivazioni.

La fattispecie
La Corte d’Appello di Milano si era pronunciata sul ricorso promosso dai figli di Audrey Hepburn, i quali citavano in giudizio il direttore responsabile del settimanale “Donna Moderna” e la relativa casa editrice al fine di accertare l’illecita utilizzazione di fotografie della diva hollywoodiana, senza il consenso dei legittimi titolari del diritto del nome e dell’immagine dell’attrice, per la vendita in abbinamento con la rivista di 5 DVD di suoi film. Confermando la decisione di primo grado, la Corte territoriale rigettava tutte le domande attoree.
La decisione di merito è oggetto di ricorso per cassazione promosso dai figli della famosa attrice. I ricorrenti lamentano, con il primo motivo, che i Giudici di merito abbiano fatto falsa applicazione del contratto di licenzia intercorso tra il produttore della diva e la casa editrice, in quanto, al contrario di quanto ritenuto nella decisione impugnata, le foto venivano usate per finalità promozionali della rivista stessa “Donna Moderna” e non solo per le copertine dei DVD. Di conseguenza, ai sensi delle condizioni generali del contratto di licenza, per l’uso delle fotografie era necessario il consenso dei legittimi titolari del diritto dell’immagine dell’attrice, consenso non richiesto, invece, per le copertine dei DVD dei suoi film.

Il principio di diritto
La Suprema Corte (con ordinanza n. 19311 del 2018), per risolvere la questione ha ricordato che in tema di interpretazione del contratto per determinare la qualificazione giuridica dello stesso è necessario prendere in considerazione due distinte fasi.

La prima, «consistente nella ricerca e nella individuazione delle comune volontà dei contraenti», è riservata all’accertamento del giudice di merito non sindacabile davanti alla Cassazione. La secondo fase, «concernente l’inquadramento della comune volontà, come appurata, nello schema legale corrispondente», si risolve nell’applicazione di norme giuridiche e può essere oggetto di verifica in sede di legittimità.

Nel caso in esame il giudizio espresso è basato sull’individuazione della comune volontà delle parti contraenti, riservata quindi al giudice di merito. Infatti la Corte territoriale ha ritenuto che il ritratto dell’attrice, su autorizzazione della casa produttrice, fosse stato utilizzato a solo scopo pubblicitario dei DVD dei film e solo in quegli specifici numeri della rivista periodica, non riscontrando nessuna violazione dell’abuso dell’immagine altrui.

La censura dei ricorrenti, quindi, non è apprezzabile dalla Cassazione in quanto gli stessi si sono limitati a formulare una semplice critica alla decisione sfavorevole chiedendo una diversa interpretazione rispetto a quella adottata dal Giudice di merito.

In conclusione il Supremo Collegio, ritenendo infondate tutte le censure, dichiara il ricorso inammissibile

Conclusioni
In base a questa pronuncia, quindi, la Suprema Corte ha ritenuto legittimo l’utilizzazione fatta del volto dell’attrice ad opera della rivista perché finalizzata alla vendita promozionale non tanto del giornale, quanto dei DVD della stessa Audrey Hepburn.

 

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